Senza salutare nessuno

Senza salutare nessuno

Ogni anno il tema delle foibe riemerge rumorosamente per le polemiche politiche che fanno da contorno al cerimoniale delle commemorazioni del Giorno del Ricordo.
Non si stanca di ripeterlo anche Silvia Dai Pra’ nel suo libro da cui è tratto lo spettacolo senza salutare nessuno: “Puntualmente qualcuno tenta di appropriarsi di quei cadaveri, di sbatterli da una parte e dall’altra, chi per scagliarli contro la resistenza, chi per insultarli; qualche corteo di estrema destra saluterà i morti delle foibe col saluto romano sventolando bandiere della X Mas, c’è chi di notte andrà a distruggere le targhe per gli infoibati e a disegnarci sopra falci e martello”.
E così apre il suo senza salutare nessuno, un ritorno in Istria con l’invocazione di Ungaretti a non uccidere di nuovo i morti gridando:
“Cessate di uccidere i morti non gridate più, non gridate se li volete ancora udire,
se sperate di non perire.”
Come in “1947” del meravigliose Sergio Endrigo, questo monologo attraverso la poesia delle  canzoni ci accompagna nelle vicende di un passato che non passa. 

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